SAN SEVERINO MARCHE – Domani, mercoledì 17 gennaio, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, riaprirà al culto la chiesa di Sant’Antonio al Ponte o Sant’Antonio in Cesalonga. Per l’occasione sono state programmate due sante messe, alle ore 9 del mattino e alle ore 16, nel pomeriggio che consentiranno di fare visita al luogo di culto solitamente chiuso. Le funzioni religiose sono state organizzate dalla Parrocchia di San Lorenzo in Doliolo che ha lavorato alla riapertura della chiesa di Sant’Antonio insieme al Comune di San Severino Marche. La struttura custodisce al proprio interno un prezioso affresco di Lorenzo d’Alessandro, scoperto solo di recente grazie all’architetto settempedano Luca Maria Cristini che è anche autore di una pubblicazione dal titolo: “Il luogo della festa: la chiesa di Sant’Antonio in Cesalonga a San Severino Marche e il suo inedito apparato pittorico devozionale”.
“La chiesa di Sant’Antonio in Cesalonga, per tutti “Sant’Antonio” – spiega Cristini – è situata nella contrada omonima all’ingresso occidentale della città di Sanseverino. Sorge nei pressi del ponte diga che deriva il nome dalla chiesa, lungo l’antica via Septempedana, diramazione che si stacca della strada consolare Flaminia a Nocera Umbra per collegare direttamente Roma al porto di Ancona. Attualmente è proprietà della parrocchia di San Lorenzo in Doliolo, il cui parroco l’ha officiata regolarmente, fino a pochi anni fa, il sabato pomeriggio. Ugualmente era solito celebrare qui il 17 gennaio la solennità di Sant’Antonio Abate, con la benedizione degli animali, memoria della festa popolare che vi si teneva da tempo immemorabile”.
Nella stessa pubblicazione Cristini studiando proprio l’apparato pittorico attribuisce uno degli affreschi presenti a Lorenzo d’Alessandro, pittore attivo in città tra gli anni
Settanta del secolo XV e i primi del successivo. Durante il primo severo lockdown legato alla pandemia da Covid19 lo studioso ha approfondito le sue conoscenze e rilevato quanto visibile dell’apparato decorativo interno alla chiesa “ tra le poche – spiega Cristini nella pubblicazione – a celare ancora sotto numerose tinteggiature successive un impianto devozionale pittorico. Esso è fortunatamente sopravvissuto alla deprecabile attività di rimozione totale degli intonaci nell’interno di chiese così antiche, eseguito in nome di un male inteso, e oggi per fortuna abbandonato, ‘restauro in stile’. Per la sua rarità l’interno della chiesa meriterebbe con urgenza un completo restauro”. L’apertura al pubblico permetterà di fare visita a questo luogo dal grande fascino.