Ai giardini Diaz il 30 aprile e il primo maggio musica, tematiche del lavoro e della formazione ma anche l’Angolo food. Concerto finale con La Macina e i Gang
MACERATA – Ritorna Ma(R)che Festival, la festa del Primo maggio, l’evento organizzato dal Comune di Macerata – Assessorato alle Politiche Giovanili in collaborazione con la Pro Loco Macerata, associazione Homeless, l’Apm e la partecipazione della Provincia di Macerata e dei sindacati Cgil, Cisl e Uil.
Le iniziative prenderanno il via martedì 30 aprile con l’apertura alle ore 18 degli stand informativi e gastronomici.
La musica, le tematiche del lavoro e della formazione saranno come sempre al centro della due giorni grazie alla presenza di gazebo informativi dell’Informagiovani e dell’ Informadonna, di Unimc e Unicam, del Centro per l’impiego e dello sportello Eures. Non mancherà l’Angolo food dove degustare in compagnia i prodotti del territorio mantenendo salda la tradizione del primo maggio all’aria aperta.
In programma naturalmente anche tanta musica dal vivo.
Martedì 30 aprile, saranno i Nonogram ad aprire la scena alle 21.30 seguiti poi da Down south London con il tributo band ai Pink Floyd.
Mercoledì 1° maggio le attività prenderanno il via dalle ore 11 con l’apertura dei vari stand.
Dalle 17 alle 21 musica live con 4 band emergenti all’Hard Rock Festival: la Blue tip Matches, Santuari, Lagoona e Klidas gruppo vincitore Hrf 2018.
Come già nelle edizioni precedenti l’attesa maggiore è per il concerto finale che vedrà alternarsi sul palcoscenico dei Giardini Diaz i gruppi La Macina e Gang.
Alle 21 inizierà l’esibizione de La Macina, gruppo composto da Gastone Pietrucci (voce), Adriano Tabotto (chitarra, mandolino, violino e voce), Marco Gigli (chitarra, cembalo e voce), Roberto Picchio (fisarmonica, organetto, voce), Riccardo Andrenacci (batteria, percussioni), Marco Tarantelli (contrabbasso) e Giorgio Cellinese (coordinatore).
Cinquanta anni di attività, la pubblicazione di ben diciannove dischi e del volume Cultura Popolare Marchigiana di Gastone Pietrucci fanno del gruppo La Macina, l’unico autorevole portavoce di quello che è il ricchissimo patrimonio della tradizione e della cultura orale marchigiana. La Macina è un collettivo di indagine etnomusicologica che tiene al proprio rigore sia nel senso della ricerca che in quello dell’esecuzione. Chi assisterà ai loro concerti, capirà da se il discorso de La Macina: per quel che dicono cantando, per come lo cantano, per l’espressività estrema del Gruppo, che è riuscito ad attingere linfa dalle più profonde radici della nostra terra, facendo proprie le modalità e i riti della civiltà contadina, che sicuramente divulgano con esemplare rispetto ed amore. La Macina, tra l’altro, è riuscita a far nascere nel 1988, il Centro Tradizioni Popolari, operando non solo come struttura di conservazione, ma soprattutto come agente di promozione e studio della musica e delle tradizioni popolari.
A seguire, alle 22, sarà la volta de i Gang, la rock band marchigiana nata e capitanata dai fratelli Marino e Sandro Severini, che da 30 anni sono anni i portabandiera più coerenti e credibili di un rock sanguigno e soprattutto militante. Chitarre e batteria al servizio di un messaggio politico-culturale da sempre ben chiaro e definito che prendendo spunto dalle sonorità punk dei Clash di Joe Strummer li ha resi testimoni e cantori di una realtà per molti versi simile alla Londra cantata dal celebre gruppo punk-rock. Ideali e capacità cantautorali che nel filo conduttore di una decina di album sempre fedeli ad una linea di pensiero solidale ed attenta agli oppressi ed alle ingiustizie sociali, rendono la band di Filottrano un punto di riferimento più unico che raro nel panorama musicale italiano. Coscienza e memoria, radici ed ali, terra e fuoco, lotta e speranza, ecco gli ingredienti che da sempre costituiscono la ricetta dei Gang, che hanno dimostrato di poter passare con disinvoltura dal linguaggio crudo e immediato del punk a quello più complesso e ricercato della canzone d’autore, senza dimenticare l’immenso potenziale della tradizione popolare più genuina. Un tesoro inestimabile, che si inserisce a pieno titolo nei capisaldi musicali d’Italia.