Ha un grande valore perché si misura nel segno che ha lasciato e il segno vi dico, è grande. Passavamo lì davanti dove stava seduto sul cavalcavia nel punto di inizio del passaggio coperto sopra la ferrovia e davamo qualcosa. Ogni volta diversamente cercavamo di accontentarlo e lui in cambio ci sorrideva, ci dava consigli e ci parlava in italiano macchiato di impronta del suo paese e il fanese travestito era davvero curioso. Così ci sorridevamo a vicenda e andavamo. Ho detto consigli e non chiacchiere perché anche da chi aveva lasciato la sua terra e forse anche figli e famiglia, anche da colui che stava seduto a chiedere elemosina, anche da colui che non aveva una sua casa e un lavoro, anche da lui si poteva imparare e vi assicuro che la serenità del suo parlare e delle sue battute erano degni di ascolto. Mariano, ma oggi abbiamo appreso fosse stato nominato Marian nella verità, se ne è andato il 6 gennaio nel giorno dell’Epifania e non credo sia una coincidenza a maggior ragione che non credo al caso. Lui credeva, confidava, aveva fede e tante sono le testimonianze che ci ha dato con la sua esistenza e con la provvidenza che ha ricevuto. Tante le opere di carità verso un senzatetto in una piccola cittadina sulla riviera adriatica. Credo che la bontà della sua persona emergesse pur stando ferma, relegata ad un quadrato di cemento e un bordo di marciapiede. Credo che Mariano ispirasse misericordia, credo trapelasse dalla sua carnagione olivastra, dai suoi denti bianchi, dalla sua postura accovacciata e curiosa dell’andirivieni di transito in cui stava fisso per giornate intere, il suo essere una brava e benevola persona. Ricordo che voleva festeggiarci e anche se la promessa purtroppo è stata disattesa, sono certa che nel suo augurio ci fosse tantissima speranza, tanta da donarci pur nella sua posizione. Una posizione che nella logica del mondo risulta ovviamente non classificabile, ma agli occhi di un percorso esistenziale, nella sua povertà aveva accumulato tanto credito. Mariano aveva un cuore aperto, lo aveva forse ripulito, costruito, mantenuto. Era gioioso, pacifico, mite, ci salutava come “amici”, aveva il senso dell’allegria, della salute, di guardare agli avvenimenti positivamente e poi importante, ci ha concesso la possibilità di essere caritatevoli. Ci ha fatto omaggio con la sua presenza, ci ha permesso di migliorarci e piegarci per dare. Lo sentiamo nell’affetto che proviamo oggi per lui, negli occhi lucidi davanti il suo manifesto che ci ha confermato i sospetti di non vederlo più da tempo al solito posto, nelle preghiere per salutarlo. E ora, che nel giorno della manifestazione di Gesù Bambino è passato alla vita eterna, gli auguriamo di vivere in pienezza senza averi che nessuno si porta, ma con il suo credito d’amore, con la sua tanta voglia di vita. Fai buon viaggio Mariano o Marian e arriva più in alto che puoi perché sai il biglietto è completamente gratis! Grazie per quanto ci hai lasciato, grazie a te, dal profondo.
La vita è vita e serba in sé un mistero, mostra la sua grandezza pur nella semplice miseria.
Monica Baldini
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