Domenica 13 settembre inaugurazione alla Mole Vanvitelliana
ANCONA – Si inaugura alla Mole Vanvitelliana domenica 13 settembre alle ore 19,00, con una cerimonia presso il tempietto di san Rocco, Arcate Spleen-Denti, mostra dell’artista Marco Puca. L’esposizione – che sarà visitabile fino al 23 settembre ed è patrocinata dal Comune- è organizzata in collaborazione con la galleria d’Arte contemporanea Gino Monti.
Marco Puca -riferisce il critico d’arte Maria Rita Montagnani- è artista poliedrico e per certi versi anomalo, la cui opera spazia dalla pittura improntata ad un minimalismo espressivo ad installazioni fortemente concettuali, che mirano a produrre nello spettatore un rilevante effetto visivo e suggestivo.
Nella sua ultima produzione artistica, Puca mostra una forte attrazione per il mondo antico e la grande fascinazione che esso esercita sul suo pensiero e sulla sua visione del mondo. Ed è proprio una grande concezione del mondo dell’antichità il punto di partenza dell’ultima installazione di questo artista, ovvero il Neoclassicismo che, grazie alle sinuose ed estetiche teorie del Winckelmann, si riallaccia al periodo classico. Ma non con una idilliaca riconciliazione, bensì con un senso di perdita, come impossibilità di recuperare la storia e come coscienza del vuoto del presente e la malinconia che ne consegue. Prendendo spunto dallo spirito neoclassico, dai suoi canoni architettonici e dalle sue geometrie compositive (i pilastri, le colonne, le arcate), l’artista opera una sintesi formale tra il mondo classico e il contemporaneo, dove gli stessi elementi architettonici del neoclassico, vengono utilizzati come metafore dell’umano, spingendosi fin dentro alle strutture anatomiche e funzionali dell’uomo.
Così il calco in gesso di una dentatura umana, funge da medium espressivo e da modulo compositivo, affinché Puca possa narrare circostanze, aspetti e componenti dell’esistenza, finanche le sue filosofie e il suo nucleo poetico. Come in un processo alchemico, il cavo orale diventa l’Athanor che fornisce il calore e le arcate dentarie diventano il varco attraverso cui si realizza lo scambio esterno-interno, che consente il passaggio della materia perché possa essere successivamente trasformata in flusso di energia. È tramite questo meccanismo simbolico e psichico che avviene l’interiorizzazione. Inoltre il calco della dentatura umana evoca subito atti e funzioni importanti e indispensabili per la vita dell’uomo: la prensione, la masticazione, il cibarsi e il rendere il nutrimento assimilabile, dunque “simile a sé”.
Ma a queste fasi cruciali, Puca aggiunge anche il mordere, il lasciare un segno, sulla pelle e anche nella memoria, come si evince da Proust e dalla sua grande “À la recherche du temps perdu”, che è un ripercorrere i ricordi a ritroso fino alla loro “impronta” nel nostro inconscio. Ma se mordere e masticare comportano un alimentarsi, un nutrirsi di qualcosa (sia esso materiale che spirituale), si avrà come conseguenza anche una trasformazione ed è a questa che rimanda Kafka e la sua Metamorfosi, altro grande pilastro letterario a cui Puca si è ispirato per la sua tematica e ricerca artistica.