FANO – “Il problema oggi non è l’energia nucleare, ma il cuore dell’uomo”, Albert Einstein. Prendo spunto da questa frase di uno dei più celebri fisici della scienza nato alla fine del XIX secolo e defunto nel 1955 per sottolineare come la paventata minaccia di una guerra nucleare serpeggi nei meandri della storia da tempi remoti senza placarsi in modo credibile.
“Nel 2007 il premio Nobel per la Pace è stato consegnato ad Al Gore e all’Intergovernmental Panel on Climate Change, per lo sforzo profuso nel fare capire alle popolazioni mondiali quanto sia grave il problema del riscaldamento globale mentre il 6 ottobre 2017, dopo 10 anni, è stato assegnato alla Ican (organizzazione no profit per il bando alle armi nucleari è presente in 101 paesi con 406 partner) per “il suo ruolo nel fare luce sulle catastrofiche conseguenze di un qualunque utilizzo di armi nucleari e per i suoi sforzi innovativi per arrivare a un trattato di proibizioni di queste armi.
Questo Premio Nobel mirerebbe a fugare ad una ipotetica verosimile analisi, la minaccia di una Terza Guerra Mondiale di tipo nucleare che sembrerebbe già innescata da tempo per gli esperti e intenditori di politica internazionale nel retroscena di mosse e contro offese verbali degli Stati, esercitazioni missilistiche e risoluzioni Onu”, tratto da “Dell’Emozionismo”, di Monica Baldini, A&A Marzia Carocci Edizioni.
Dunque armi più potenti, morti e stermini in modo veloce e catastrofico, espedienti progettati, strumenti del male architettati dall’uomo per colpire l’uomo.
“L’uomo ha scoperto la bomba atomica, però nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi”, Albert Enstein. L’uomo pensa da sempre a come difendersi dall’uomo operando per apportare morte piuttosto che edificare per promuovere la vita.
Se però dal cuore dell’uomo scomparisse la macchia di una intenzionale volontà di danneggiare e ferire, i piani e gli equilibri si modificherebbero in maniera opposta, le relazioni internazionali si alleggerirebbero di un macabro divenire veicolando valori di pace e rispetto.
Se l’uomo capisse che “il mondo è un bel posto e per esso vale la pena di lottare”, come sostenne Albert Einstein, le guerre intestine in atto e l’agognato destino di atrocità mondiale svanirebbe e regnerebbe la concordia, la serenità, la lealtà, la collaborazione e l’armonia tra stati, tra nazioni, tra fazioni, tra uomini.
L’uomo è fatto per l’amore non per la guerra, per amare non per odiare, l’uomo è fatto per donare e condividere non per vivere egoisticamente in avarizia. Lo dicono gli studi scientifici, lo dice qualsivoglia persona che prenda coscienza di come funzioni la sua mente, il suo corpo e la sua anima.
La luce potrà splendere solo su un terreno di soave ricongiungimento ad un essenziale che guarda la bontà, il perdono e l’amore quale risposta alla causa della vita.
Il Natale ci serva in questo ad aprire i cuori, ad abbracciare l’altro, a dimenticarci di qualche incomprensione, ad abbandonare le nostre perplessità che fare il bene possa portare male e a credere che solo il bene è in grado di pulirci da tossine e dare altro bene.
Il Natale sia un caldo abbraccio volto all’alto, all’invisibile che ci emoziona e ci fa compiere azioni e gesti, sia riflessione piegata su un sentimentalismo rinnovato, su un progetto di vita, di speranza e di novità per una nascita che ogni anno ci concede di migliorare noi stessi e il mondo in cui viviamo poiché questo tempo non sia sprecato e trascorra vano.
“Il tempo è relativo, il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando”, Albert Einstein.
Buon Natale a tutti!
Monica Baldini