FANO – Passeggiando per la sua città al tramonto, la poetessa fanese Monica ci racconta in versi il suo sentire. In prossimità del 18 maggio cosa avverte, cosa è mutato e invece pare “sempreverde”.
Azzurro Cielo
Odore di salsedine
per le vie, scorre
in una città bagnata
dal mare e intessuta
di storie.
Incauta e dormiente
silente padrona indomita
si allunga e tange
come lingua sul bagnasciuga.
Cado voce sommessa
non taciuta come le nuvole
e il vento in volo strascico
di rime lontane ed echeggiate.
La sua indole si è fermata
per un attimo ma neppure.
E’ desta e forte, la rivela
all’ora che l’aria s’infiamma,
e ogni cosa prende d’arancio
quando il grigiore del maltempo
annebbia e il tramonto si oscura
ma sulle prue tutto è vigile.
Impetuosa nelle onde
che sbattono, risalgono e s’asciugano.
E’ nei profili verdi neri
di sera e luminosi
a mezzodì quando
i gabbiani planano
e poco più in là le rondini
ricamano, i passerotti
cinguettano. I marinai
i turisti di una volta, la gente
delle Marche.
Primavera di suoni, rumori,
odori profumi e sguardi.
Le ombre confuse
le forme abbozzate,
i tratti sempreverdi.
Torneranno da lontano
sul litorale, rivivrà Fano.
E’ una promessa certa
come l’azzurro cielo
delle mascherine.
Indomabile lo spirito
d’una città
come le curve della
vita, ricuciranno a
nuovi progetti,
spunti d’avvenire
segnati come tatuaggio
sulla pelle.
Monica Baldini