Passa in mezzo alla tua vita, entraci e distaccati poi riprendila in mano come una corda che ti tiene legata poi ti smonta ti respinge. Eccola ti preme ti mette spalle al muro ti chiede cambiamento ti chiede e tu “devi” rispondere perché se non rispondi al dovere ti spinge ancora più.
La primavera s’affaccia, l’inverno dei primi mesi dell’anno si denuda e spolvera, acqua di mare cristallina sfumata immersa nella nebbia che rapisce le voci, pone freddo sulle spalle concedendo senso di abbandono e dolce disorientamento. Lo sguardo si punta all’orizzonte come fantastico viaggio pelo sull’acqua, vascello veliero in gara per toccare la notte buia piena di puntini luminosi fari nell’oscurità.
L’oscurità è mantide che accompagna nel silenzio desertico dei sassi bianchi, qualche passante con il cane, qualche altro dopo e si torna indietro. La passeggiata la stessa di sempre si adorna di nuovo e s’assapora di segni altri. La strada, i passi, il tetto del cielo come in Egitto basso a sfiorare come se l’equatore si fosse spostato, la terra appiattita, l’altezza aumentata. L’aereo che rumoreggia, nero nel nero, rosso lampeggiante ruota e vira, sembra arrivare vicino, senso di paura se ne va. Poi rincasa.
Disegno d’acquerello il mattino, gabbiani belli in volo, soavi balzano e spiegano le ali grandi, uccelli del mare s’appollaiano sugli scogli a piegare il tempo nella sosta, placarlo nella pace del silenzio e del mare calmo. Proiezioni di pubblicità alla Darsena, ricordi e spunti, passaggi e passeggi.
Così ciclicamente nelle immagini, soste, in una fantasia animata s’incede si apprezza, si va avanti con forza, con amore.
Con carità, in primis verso di sé, opera ardua e dura.
Monica Baldini