Sulla credibilità e su quanto le parole incarnino la storia, quella storia di vita personale, ho riflettuto molto e vorrei fermare qualche pensiero. Potrebbe sembrare che tutto si debba capire, ogni frase o non frase lasciata a sé, che l’arte debba spiegarsi o debba spiegare ogni oscurità della vita.
L’arte prova a spiegarla sì, con le emozioni, con l’implicito che giunge al cuore, con l’accento e la virgola, con la pausa, la velocità e l’assenza di un complemento oggetto perché il verso è sospeso.
L’arte vorrebbe dare un contributo importante e lo consegna a chi si appresta a leggere, vedere, ascoltare. Ascoltare e trovare una via in quella consegna.
All’arte si affida una missione, una lettura, una visione, un richiamo, una eco, un urlo, una richiesta.
Si affida e si consegna senza pretesa esaustiva di assoluto ma con un panorama intimo retrostante che quanto più è aderente, tanto più reca sincera l’opera.
Siamo veri se siamo anche profondi scopritori, se creiamo perché noi per primi all’arte diamo grande valore grande scopo e in questo la credibilità prende posto e dona alla creazione uno spessore maggiore, brillante, senza stagione.
Monica Baldini