Dad or no Dad. Camminare o restare ferme. Conformarsi o no.
Questi i problemi che frullavano nella mente di una piccola ragazzina che aveva deciso di fermarsi a pensare su quello che il mondo fuori le mostrava. Non era al corrente di leggi o di decreti , ne sentiva parlare ma sapeva che erano così lacunose e grosse parole che non ci entrava dentro nel merito e come una bolla che volava sopra la sua testa senza sfiorarla ma tangendola continuamente, lasciava che vagasse anche se da un momento all’altro si era resa conto che la sua vita si stava stravolgendo e contaminando e cambiando sempre più.
Come una marea, come un’eruzione assurda e improvvisa, come una pioggia battente, un fastidioso sibilante strisciare che innervava le sue giornate e tutto per una micro particella che neppure si vedeva.
Era grande ma non abbastanza, consapevole e non matura, astuta ma non tanto da approfondire.
Ma come è possibile? Ma quando è avvenuto? Ma come mai tutti non si destano? Ma come mai tutto avviene e scorre e si trasforma?
Lentiggini, capelli rossi e ricci oppure biondi, mori castani, occhi di ogni colore perché la ragazzina era in tutti i cuori che sentono e battono, soffrono e gioiscono, era parte di tutti.
Latente in ogni spessore d’anima che non si plachi ma abbia sete di vita.
La ragazzina che voleva capire e che farlo si fidava del suo sentire come fanno i bambini quando giocano e provano e imparano a vivere per testare dove sia il bene e il male.
E così quando guardava il sorriso di alcune persone, il mare e il cielo nelle giornate finemente belle di una carezza non umana ma solo proveniente da chissà quale paese o mano invisibile, quando fissava le luci nella notte buia al di là della collina nella valle vicina, quando sentiva il canto degli uccellini e le mimose sbocciare allora si rasserenava e si sentiva al sicuro. Allora fioriva di una brillantezza luminosa, era pacifica.
Avvertiva che quel malessere si annientava, che il campanile tornava a illuminarsi e fare luce per le case, che il tramonto scendeva a costeggiare le strade e lasciare il passo all’alba.
Poi l’indomani tornava in classe, se ne usciva affranta ma desiderava e desiderava: questo era il suo motore.
La sua speranza enorme che la gonfiava di aria pulita, la faceva resistere e stare eretta tra le onde della spossatezza, del mondo che fuori barcollava.
Si immaginava un tunnel, un salto, una mongolfiera, un viaggio, un trasferimento. Si immaginava che quella sorda sofferenza sarebbe passata. Non poteva pensare diversamente, non poteva fermarsi a pensare che tutto e tutti si sarebbero conformati ad un nuova realtà che davvero non le piaceva.
Sognava la libertà, quella sensazione intangibile che l’aveva cresciuta e sfamata fino ad allora proiettandola in progetti, nel futuro, nel giorno di domani.
Emma, Marica, Maria, Monica, Lucia, Ada lei era tutte. Loro le ragazzine della Dad or no Dad.
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