“Se ne stava lì. Imbellettato e fuori dagli schemi. Lontano dagli specchi. Evitava di passarci davanti e quando scorgeva un riflesso che lo catturava, faceva di tutto per non guardarlo. Non amava vedersi né intravedersi. Lui sapeva chi era senza starsene a specchiarsi. A che serve lo specchio pensava se poi da ogni angolatura ti vedi diverso. Gli specchi sono illusori. Quando camminava mentre pioveva capitava che vedesse sfocata la sua ombra riflettersi nelle pozzanghere ma infreddolito scivolava via immediatamente sotto i portici per ripararsi senza dargli importanza. (…)
Era dunque quasi il Natale dell’anno 1989 e nello scorrere dei ricordi era sopraggiunta una nuova vigilia in solitudine ma adesso se solo avesse voluto avrebbe scovato in cuor suo la strada per vincere quella paura e quelle privazioni che lo avevano martoriato. Isabella glielo aveva sussurrato durante quel pomeriggio piano all’orecchio e lui, sfiorando la sua immagine allo specchio, lo aveva come intuito ma subito per difesa rigettato. Amare era la soluzione, aprirsi a lei in connubio. Spettava a lui e nessun altro allentare tanti falsi limiti e donarsi accettando l’esempio di chi lo aveva educato, superandolo e migliorandolo. Questo era ora il suo arduo compito. Non c’era più tempo per dare colpe né per autocommiserarsi o sentirsi vittima. Solo lui poteva rivendicare sé stesso e concedersi il diritto di donare e ricevere affetto impadronendosi liberamente del suo destino. Era il 20 di Dicembre e avevano deciso di allestire la sala di ingresso con pacchi regalo e palle brillanti poste sulle serratura delle porte e legate ai lampadari. Poi avrebbero imbandito un rinfresco per salutarsi e brindare con alcuni clienti e amici reciproci fino l’ora di cena. I salati e le torte erano stati ordinati alla Cremeria Buonarroti, la preferita di tutti e alle ore 17 sarebbero arrivati gentilmente consegnati a domicilio per il rapporto di cordialità e stima. Medoro era un fedele consumatore dei cornetti al pistacchio del Caffè Buonarroti accompagnati dal cremoso cappuccio di cui erano adorati maestri. Tardò per sbrigare delle altre faccende e quando arrivò si ritrovò con dei regali da scartare appoggiati ai piedi del gambe del tavolo. Dapprima aprì le bustine appuntate. Trovò scritto nel bigliettino di auguri di Isabella: “Non servono esempi a volte né scusanti ma semplicemente l’intenzione di provarci”.
pagg. 49, 57-58 de “Dell’Emozionismo” di Monica Baldini
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