Il Viaggio
Tre suoni come di un faro che avvisa della rotta nella nebbia. A cadenza regolare, fiochi, lunghi ma è ancora troppo presto e mi rigiro sull’altro lato. Non è ancora attraccata, farò in tempo e poi sentirò i passi di quanti mattutini più del solito scenderanno a prendersi le prime brioches e mi desteranno. Sarò veloce, sono già vestita. La notte l’abbiamo passata sui divani del bar della Nave Aurelia e avvolti sotto una morbida coperta di lana, il sonno c’ha colti nelle posizioni più strane, distesi, piegati su poltroncine e con le braccia a farci da cuscino. Ogni tanto qualche chiacchiera ci sibilava all’orecchio, sentivamo i discorsi mentre i pellegrini svegli pensavano di fare salotto all’insaputa di una distesa di corpi sopiti. Parlavano del più e del meno, scherzavano, facevano battute scambiandoci per un campo di concentramento come disse un tipo in dialetto napoletano passandoci accanto. A dir il vero, io sentivo e captavo qualche cenno e questo mi sarebbe bastato per immagazzinare gerghi nuovi da raccontare l’indomani e farcene anche noi una bella risata. Sono emozionata e soddisfatta di esserci, mi sussurro mentre osservo quella marea di persone che affollano il bancone del bar in coda. I suoni si sono ripetuti, altri tre, il comandante avvisa che il cielo è sereno, la temperatura è di 15 gradi e che l’attracco al porto di Spalato è previsto per le ore 7, tra circa un’ora (…continua)
pag. 89 de “Dell’Emozionismo” di Monica Baldini
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