In occasione del quarto appuntamento della rassegna “Con le parole giuste – le parole della giustizia nella filosofia, nella letteratura, nella società”, si è svolto l’incontro “Potere. Miseria e nobiltà del capitalismo italiano” presieduto dall’insigne giornalista milanese con la partecipazione, nelle vesti di moderatore ed interlocutore, dell’economista anconetano Geminello Alvi.
In apertura l’Assessore alle Biblioteche Samuele Mascarin ha portato i suoi personali saluti e ringraziamenti alla Fondazione Federiciana, all’Associazione Nazionale Magistrati sezione Marche rappresentata in platea da Elisabetta Morosini e una nota di merito per la collaborazione profusa è andata all’Assessorato alla Cultura nella persona del vice-sindaco Stefano Marchegiani anch’egli presente in sala.
Geminello Alvi non si è dilungato nell’esplicitare in modo diretto quanto incisivo il suo non essere un giornalista di professione quanto un economista avanzando medesimamente con enfasi il merito a De Bortoli per il suo onorevole ruolo svolto sempre nell’ambito giornalistico e di direttore senza mai uscirne.
“Quando si è stati direttore del Corriere, lo si è per sempre” sottolinea Alvi tanto più che De Bortoli ha manifestato, nonostante il suo aver raggiunto livelli di alta importanza, una personalità splendida a disposizione dei quanti gli chiedessero ascolto e supporto pur in momenti incauti.
“Tutti vogliono fare più parti in commedia mentre la verità di checks and balances e di un’etica funzionale alla crescita e alla forza di una società risiede nell’inverso nella presenza di “poteri forti” che sappiano fornire regole chiare, uno schema da seguire e annullino ogni forza trasversale, non visibile che si muove al di sotto della superficie.
“In paesi come la Spagna, la Francia, la Svizzera anche con l’imperversare di crisi, il paese cresce di più perché vi sono poteri che riescono a contrastare le spine di potere campanilistici e aggregazioni occulte sfuggenti da ogni rendicontazione” e, specifica De Bortoli, solo in questi casi si può fare del giornalismo un servizio utile alla comunità.
“Un giornalismo indipendente e scomodo che dice alla massa ciò che non vede stimolandovi un pensieri critico, un’indipendenza di giudizio che fughi il rischio attuale che i cittadini diventino naufraghi trasportati dalla corrente di poteri che non hanno una reale democratizzazione”.
Nel suo ultimo libro, “Poteri forti (o quasi)”, il noto giornalista mostra una corona di personaggi che hanno fatto del proprio mestiere un doveroso compito pagandolo fino la morte. Sancisce il libro come un libro di memorie e cita Walter Tobaggi morto nel 1980 e Maria Grazia Cotulli come esemplari persone che si sono spente nei limiti di fare un mestiere di dedizione e passione.
“Solo con poteri responsabili e una politica con regole che guarda al bene pubblico senza una tipica idiosincrasia italiana verso le imprese forti (allude ai casi del turismo, della moda, delle banche, della medicina, del web che sono nati o scappati dall’Italia per approdare all’estero) si può costruire un Paese con una grande democrazia che è invece condannata a perire con il nero”, conclude De Bortoli nell’applauso finale.
Monica Baldini
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