Prima su un lato poi sull’altro con visioni all’orizzonte diverse che stupivano lo sguardo come novità e premio della decisione di andare. Il mare calmo, l’azzurro che si abbracciava al cielo, i gabbiani in volo che si chiamavano, planavano, ondeggiavano, il loro garrito che a battito d’ali si orchestrava.
Poi alcuni fermi, a pescare, a fare due passi, a riposare sul lettino quasi in acqua. Una manciata di persone che forse arrivavano a riempire le dita di due mani ma uno è bastato a dirmi di sostare.
Se ne stava lì a fissare il mare, con sguardo assorto, con atteggiamento riflessivo. E quell’immagine mi ha portato a fare lo stesso come se ci fossimo scambiati parole nel silenzio.
Sono scesa sui sassi che formavano un piccolo pendio e vicino il litorale mi sono seduta.
Meraviglia delle meraviglie che ogni timore sfuma, ogni ansia e paura attenua e ti pone in un dialogo che reale avviene e t’assorbe. Quanta dolcezza e perfezione contrapposta là, di là dalla strada nella civiltà, nella società. Scorre pacificato il pensiero, disteso dalla posa e giunge.
Quanto male c’è nel mondo, dolore, sofferenza eppure guarda la bellezza che abbiamo senza sforzo e che solo potremmo custodire senza mortificarla, senza farci guerra gli uni con gli altri per avere potere. E l’acqua che bagna i sassi, guarda come li accarezza senza scolorirli o modificarne i contorni e quanti anni, decenni e secoli ci vorranno per fare una leggera piega e invece la sabbia, guarda come si muta, si abbatte con una onda lieve.
Un’impronta sulla sabbia se ne va anche con una lingua di mare, non serve una mareggiata. Oh i cuori degli uomini che sono pietre come sono duri di fronte le vicende e come non si scuotono e quelli troppo sensibili che si agitano come la sabbia. Ora se questo è il mondo e noi gli apparteniamo, la natura che ci ossigena, ci riempie, ci indica, noi potremmo essere uomini e donne capaci di vivere in equilibrio volando liberi come quei gabbiani che si riparano quando vedono le nubi di tempesta e planano sereni al sole, che pescano del cibo e allegri seguono traiettorie.
Potremmo essere come quei fili d’erba poco distanti dal mare che di primavera assorbono fonti benevole e portano frutto, crescono pieni di vitalità.
Potremmo.
Poi pochi istanti e me ne sono andata ma non senza ricchezza, non senza contributo che il mare e la sua voce, il suo rumore e il suo suono garantiscono.
Monica Baldini
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