Uno scatto autentico ed esclusivo, la prima foto ufficiale a ritrarre Velasco nel Bel Paese, la cui data risale al lontano 1983. Erano gli anni ’80, il periodo d’oro del Latte Tre Valli Jesi Volley, quando uno sconosciuto Julio Velasco, allora trentunenne, lasciò la terra argentina e sbarcò nella piazza del Verdicchio in qualità di capo-allenatore di Jesi. Sì, Julio Velasco, uno dei personaggi più vincenti della storia dello sport internazionale. Dal 1989 al 1996 allenatore della nazionale italiana di volley maschile, dal ’97 al ’98 al timone di quella femminile.
Grandi successi, ben 3 ori europei, 2 mondiali e 5 successi nella World League, in quei famosi 7 anni in cui la nazionale maschile azzurra venne ribattezzata “Generazione dei Fenomeni” e premiata dalla FIVB come squadra del secolo. Andrea Lucchetta, Andrea Zorzi, Andrea Giani, Paolo Tofoli, Marco Bracci, Pasquale Gravina: sono solo alcuni dei nomi di una corazzata che ha fatto la storia. Ma da dove iniziò esattamente la carriera italiana di Julio Velasco, dal 2014 coach della nazionale di volley maschile argentina e vecchio dirigente calcistico di Lazio e Inter? Tanti curiosi e appassionati ancora oggi se lo chiedono e non sanno darsi una risposta.
Julio Velasco, nato a La Plata nel 1952, segno zodiacale acquario, fu scoperto e visionato a lungo da un certo Beppe Cormio, allora giovane direttore sportivo del Latte Tre Valli Jesi, squadra di pallavolo maschile che militava nella seconda categoria pallavolistica italiana. Cormio non ebbe dubbi, decise in pochi attimi: “Prendo Velasco e lo porto a Jesi”. E proprio la città di Jesi farà le fortune del grande Julio. Ebbene sì, Julio Velasco: un nome una garanzia.
Lo sconosciuto Julio negli anni ‘80 dovette fuggire dall’Argentina dove la sua vita probabilmente sarebbe durata poco: infatti, un mucchio di problemi e di caccie all’uomo lo avrebbero probabilmente messo k.o. oltreoceano. Sbarcò per la prima volta in Italia insieme alla sua famiglia, esattamente nella terra di Federico II, città per lui sconosciuta ma da cui spiccò il volo in soli due anni. Con Velasco, nel roster dell’allora Tre Valli Jesi, due connazionali fortissimi ovvero il palleggiatore argentino classe 1960 Waldo Kantor e lo schiacciatore argentino classe 1957 Carlos Wagenpfeil, per gli amici “Carlito”. A fargli da cicerone, nella piazza del Verdicchio, un certo Alberto Santoni, a quei tempi un’istituzione del volley del territorio marchigiano, ovvero secondo allenatore della Tre Valli e con alle spalle esperienze in serie B da giocatore e storiche promozioni in qualità di coach.
Nel lontano 1983 Santoni si recava spesso a casa di Velasco, a Pianello Vallesina (An): insieme iniziarono a battere a macchina degli appunti sulla mentalità e le metodologie di allenamento del volley, testi ingialliti che l’allora vice-allenatore jesino tiene ancora oggi gelosamente con sé. In quella stagione (’83-84), la prima e la penultima a Jesi (Velasco lascerà la terra jesina nel 1985 per andare a Modena dove conoscerà grandi campioni), Julio frequentava spesso il centro storico di Jesi.
“In una delle prime chiacchierate che facemmo, dissi subito a Julio che sarebbe rimasto molto poco a Jesi. Aveva una mentalità diversa dall’uomo comune. Tutti noi in società avevamo un lavoro, chi in banca, chi imprenditore, chi artigiano: lui invece viveva di pane e volley. Amava la cucina italiana ed era solito fare delle belle cene, anche a casa mia con i miei genitori. La mattina seguente si tramutava in un allenatore speciale, in quello che oggi considero il José Mourinho del Volley ossia il numero uno al mondo”. Una testimonianza che Jesi sapeva, sa e saprà lanciare tanti campioni nel mondo dello sport.
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