“La felicità, la gioia o la tristezza nascono da ciò che mangiamo e non soltanto dai condizionamenti psicologici, sociali e affettivi”, sostiene il dottor Pier Luigi Rossi, che in dialogo con Roversi ha illustrato l’importanza del rapporto tra intestino e cervello mostrando come la felicità, la gioia o la tristezza nascono dalla biologia, correlata alla nutrizione molecolare e al metabolismo cellulare dell’intero sistema corporeo e dunque non soltanto dai condizionamenti psicologici, sociali e affettivi.
Il dottor Rossi è andato a indagare e così a esporre, sulla base delle ricerche scientifiche più avanzate nel campo della scienza alimentare, il rapporto vitale e sistemico che intercorre fra intestino, microbiota, organo adiposo e cervello, mettendo in luce come la salute di questi 4 organi sia sempre strettamente interconnessa e non separata come la visione cartesiana adottata comunemente dall’Ottocento ci induce a credere.
La visone cartesiana, infatti, considera gli organi come comparti verticali a sé stanti, e questo ha portato la medicina e così l’industria farmaceutica a curare le patologie in via indipendente dall’intero organismo, ovvero a curare i sintomi e non la causa. “Occorre invece adottare una visione globale”, afferma il Dr Rossi, “e cioè pensare che il sintomo possa avere origine in un organo che non presenta dolore ma che è il fulcro del problema”. Ne fa esempio parlando del reflusso gastroesofageo e dell’acidità in gola che non deve essere curato a livello locale, ma investigando sull’intestino.
“Fare digiuno fa bene”, inoltre, perché mette a riposo gli organi, ha affermato il dr Rossi, e permette di dare giovamento soprattutto all’intestino che è il nostro sesto senso da cui il titolo del suo libro, “L’intestino, il sesto senso del nostro corpo” e di conseguenza all’intero organismo per una maggiore produzione di serotonina, ovvero l’ormone del buonumore.
“Io mi reputo medico e non dottore, non mi occupo di onorare un titolo da porre in studio incorniciato bensì di fornire cure benefiche ed anche le parole possono esserlo come oggi in questa occasione. Credo che la conoscenza sia guaritrice perché può aumentare la consapevolezza di scelta e dunque la libertà mentre l’ignoranza intesa come non sapere può deviarci e condurci in cattive abitudini e alla malattia”.
“Mi auguro che da questa sala abbiate appreso importanti messaggi e siate più coscienti e consapevoli”, ha concluso. L’incontro è stato promosso da Aboca in collaborazione con Passaggi Festival.
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