“Le Marche nell’arte”, Fano incontra Vittorio Sgarbi

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testo e foto di Monica Baldini

FANO – Si è svolta ieri sera (giovedì 1° marzo) la conferenza “Le Marche nell’arte” con Vittorio Sgarbi. L’incontro pubblico si è tenuto presso il Chiostro di San Michele, in pieno centro, attualmente sede distaccata dell’Università di Urbino. Nello sfondo della suggestiva loggia risalente al 1543, con il suo portico arcuato e un piccolo cumulo di neve al centro del cortile a rievocare lo scenario innevato di questi giorni, Fano ha accolto una sala gremita di cittadini desiderosi di ascoltare il noto critico d’arte.

A presentare Sgarbi c’erano Elisabetta Foschi, consigliere comunale di Urbino e provinciale, e Andrea Cangini, ex direttore di QN e de Il Resto del Carlino.

Il tema è stata la riflessione sull’arte, su quel potenziale ancora da valorizzare che rende le Marche una regione straordinariamente florida di opere che vedono affiancati ai numerosi palazzi, fortezze e monumenti noti anche borghi e monasteri meno raccontati e conosciuti ma non per questo degni di esserlo a pieno titolo: si pensi al piccolo centro di Saltara di Calcinelli di Fano, citato da Sgarbi, e alla sua Chiesa Dell’Angelo Custode che custodisce all’interno un gioiello di grande interesse pur in una realtà così piccola e dislocata dai grandi fulcri.

Nella sua rivisitazione il noto critico d’arte è partito dalla sede che l’ha accolto, da Fano, mostrando in proiezione il suo straordinario Arco d’Augusto e le Tombe Malatestiane, poi è giunto a Rimini e al suo Tempio Malatestiano, ad Ascoli Piceno e alla sua Cattedrale eloquente sulla piazza che è centro tutt’oggi della vita cittadina e ha posto lo sguardo su Palazzo Ducale che si erge vittorioso su Piazza Mercatale.

Con una carrellata di immagini, Sgarbi è però subito incalzato sui veri protagonisti della storia dell’arte e della scuola di pittura marchigiane, i quali sono stati gli artefici di cotanta bellezza a complicità di un paesaggio di grande rilievo e suscettibilità artistica.

E su questo si evidenzia proprio come Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura in Urbino, abbia voluto completamente rovesciare l’impostazione turistica che vigeva nelle Marche secondo cui Urbino non è solo di notevole rilievo poiché fu centro di sviluppo artistico alla corte del Duca Federico e per Palazzo Ducale, ma in quanto città natale di uno dei maggiori pittori del mondo, Raffaello Sanzio, andando ad abbinare al suo insigne nome una tradizione urbinate molto seguita, quella della festa degli aquiloni, in un binomio tra arte del passato e tradizione attuale.

Svettano poi i nomi di Gentile da Fabriano, Guerrieri, Barocci, Sassoferrato, Schiaminossi, proseguendo con Lotto di Recanati, Crivelli, Anselmo Bucci, mostrandone splendide opere alle sue spalle e spiegandone le linee, i colori, il messaggio che incorporano e contestualizzandoli nel periodo storico di provenienza con una peculiare osservazione critica.

Con la sua naturale sagacia e ironia, Sgarbi ha posto l’accento sui toni giusti per suscitare un’apertura di cuore verso quella ricchezza tuttora inesplorata che le Marche, con il loro territorio collinare e di modeste dimensioni, incorporano e a cui è doveroso fare vanto per memorare una produzione di così alto livello.