Ai Musei Civici l’arte diventa inclusione
Il progetto “Mani che parlano”, finalizzato a favorire attraverso il museo l’integrazione, l’inclusione e il dialogo tra realtà culturalmente molto diverse, ha scelto di utilizzare l’arte plastica quale linguaggio comune. Un modello di intervento in termini di integrazione sociale e culturale rivolto a giovani migranti accolti nel territorio maceratese. Supportati dagli insegnanti, tutti i ragazzi coinvolti nel progetto – gli studenti del Liceo artistico insieme ad alcuni ragazzi con disabilità, gli ospiti del Centro d’Ascolto e di Prima Accoglienza e i minori stranieri non accompagnati – hanno lavorato a coppia per la realizzazione di dieci opere scultoree che rimarranno in mostra fino al prossimo 27 giugno.
“Una bella storia – ha detto il vice sindaco e assessora alla Cultura Stefania Monteverde subito dopo il taglio del nastro – che vogliamo raccontare per il secondo anno consecutivo. ‘Mani che parlano’ è uno di quei progetti con cui abbiamo fatto di un museo una casa, dove vengono vissute esperienze di conoscenza e di crescita”.
A sottolineare la parola integrazione è stata invece l’assessore alle Politiche sociali Marika Marcolini “questo – ha detto – è un esempio di inclusione sociale. Sono ‘Mani che parlano’ e raccontano qualcosa di buono, qualcosa che troppo spesso passa in secondo piano. Qui non ci sono pregiudizi ma mani che si sono sporcate per raccontare esperienze di vita in cerca di un’esistenza nuova. Nel progetto quest’anno è presente anche Anffas e credo che questo sia un punto di partenza per arrivare ad una città il più inclusiva possibile. Quello che vi chiedo e di far parlare le vostre mani.”
“L’Istituzione Macerata Cultura – ha detto invece il presidente Gildo Pannocchia – si occupa del mantenimento di tutti i centri di cultura della città che non sarebbero niente se non ci fossero iniziative come queste. Occorre che il museo apra ai giovani e questa esperienza ha iniziato ad asfaltare il percorso per arrivarci. L’obiettivo dell’Istituzione è quello di buttare giù la porta del museo e farlo diventare un prolungamento di casa.”
Con “Mani che parlano”, infatti, il museo ancora una volta si conferma come uno spazio sociale da vivere e condividere per forgiare il senso di cittadinanza in modo coinvolgente prestando attenzione alle esigenze di tutti e per prendere coscienza, attraverso la conoscenza didattica, del patrimonio culturale.
“Siano vicini di casa – ha detto Mario Bettucci da poco presidente del Centro di ascolto ubicato a pochi passi da Palazzo Buonaccorsi – ma c’è un altro aspetto: noi e i Musei civici rappresentiamo la cancellata di ingresso al centro di Macerata, dove solidarietà e cultura sono vicine ma con questo progetto abbiamo sperimentato che le due cose si possono sovrapporre ed esprimere quello che è il concetto di città. ‘Mani che parlano’ è stata un’esperienza di cittadinanza attiva che si è concretizzata attraverso l’incontro tra persone che parlano lingue diverse, che hanno culture differenti ma che attraverso le mani si sono ritrovare e hanno espresso il proprio sentire.”
Di massima esperienza di inclusione ha parlato il presidente dell’Anffas Marco Scarponi e di un’occasione e un’opportunità straordinaria Paolo Monina responsabile della Comunità di pronta accoglienza per minori dell’associazione Piombini Sensini.
A portare i saluti del preside del Liceo artistico Pierluigi Ansovini è stato l’insegnante David Miliozzi coinvolto in prima persona insieme ai colleghi Leonardo Properzi, Marco Franchini e Marco Bozzi nel progetto.
Infine è intervenuto il dirigente dei Servizi alla Persona del Comune di Macerata Gianluca Puliti che ha definito Il progetto “straordinario perché riesce a mettere insieme in una forma inedita e originale tante diversità e allo stesso tempo è un’operazione sociale di alto livell che dà speranza ai giovani, speranza che traspare dalle opere in mostra.”
Le opere in mostra sono di Lamine Dialo, Angelica Stronati, Souleymane Toure, Sara Iavarone, Ndiaye Ousseynou, Siria Staffolani, Catalina Dumbravanu, Kingsley Friday, Valeria Montecchiari, Pape Wade, Mame Alassane Samb, Amadi Mbaye, Gloria Gesueli, Rasel Bapari, Priscilla Senigagliesi, Mohammed Belaid, Chiara Calamita, Ibrahim Diallo, Gregorio Tulli, Giulia Palmieri, Elvis Boateng, Sofia Bolelli, Aliou Diouf, Moudou Soire, Yaya Diamanka, Ismaila Ndong, Siria Staffolani, Ervis Saka, Clarissa Silvestrelli, Ansouba Dieme, Rebecca Sbrancia, Mohamed Sow, Davide Tasso e Saidur Rahman.
A conclusione della mostra, giovedì 27 giugno alle 18 nei Musei civici di Palazzo Buonaccorsi, giovani migranti presenteranno Verso Shakespeare, saggio finale del laboratorio teatrale incentrato sulla Pedagogia dell’Espressione condotto da Fabiana Vivani. A seguire la proiezione del video narrante le varie fasi del progetto “Mani che parlano” 2018/2019 realizzato a cura dell’indirizzo Audiovisivo e Multimediale del Liceo Artistico con la supervisione del professor Marco Bozzi. Al termine della serata le sculture realizzate in entrambe le edizioni del laboratorio saranno oggetto di una raccolta fondi da destinare al finanziamento di nuovi progetti interculturali.
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