MACERATA – Nelle prime ore del 29 giugno nel comune di Staffolo (AN) i militari del N.O.R. – Sezione Operativa della Compagnia di Macerata e della Stazione di Cingoli (MC), supportati da quelli della locale Stazione di Staffolo, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Macerata, che ha condiviso pienamente le risultanze investigative dei reparti operanti, nei confronti di un pastore di origine sarda e da tanti anni stanziato sul luogo ed un cittadino di origine tunisina, entrambi accusati di tentato omicidio e porto illegale di armi.
L’emissione della misura è il risultato di una articolata e prolungata attività info-investigativa che ha avuto origine il 25 novembre dello scorso anno a seguito di un intervento in pronto soccorso di una pattuglia dell’Arma a causa del ricovero di un uomo per ferite di arma da fuoco.
I militari giunti in ospedale apprendevano che la vittima, un cittadino tunisino irregolare sul territorio nazionale, mentre viaggiava in auto con altri quattro connazionali in zona Cingoli veniva attinto da due colpi di fucile, sparati da un furgoncino che si è dileguato subito dopo l’assalto. Successive ed immediate indagini, coordinate dal Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Macerata di turno intervenuto sul posto, corroborate anche da una serie di accertamenti tecnico – scientifici svolti sia in sede di sopralluogo con rilievi tecnici da parte del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Macerata, che di contestuali esami irripetibili svolti dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Ancona, consentivano di individuare quali esecutori dell’azione criminale due soggetti, un imprenditore agricolo ed un cittadino di origine tunisina che, nel tentativo di colpire un determinato passeggero, ne hanno invece colpito un altro. Una volta identificati i due responsabili, i militari li ricercavano nelle rispettive abitazioni, non trovando però il cittadino straniero che nel frattempo aveva già fatto perdere le sue tracce, dileguandosi. Nel contempo, a seguito di perquisizione nel luogo di dimora di quest’ultimo venivano ritrovati un fucile da caccia cal. 12 e n. 22 cartucce del medesimo calibro. L’imprenditore, invece veniva trovato in possesso del furgoncino utilizzato per il delitto, risultato di sua proprietà che veniva sequestrato e affidato in custodia giudiziale per successive analisi scientifiche.
Le indagini che si sono protratte nel corso dei mesi passati – sotto la costante direzione della Procura della Repubblica di Macerata e svolte anche con attività tecnica quali intercettazioni telefoniche e analisi dei tabulati telefonici – hanno consentito di raccogliere numerosi elementi di prova sia in relazione alle modalità di esecuzione materiale dell’aggressione, sia in merito al movente, identificato in un debito di dubbia legittimità che l’imprenditore doveva alla vittima designata, che non voleva restituire. Nello specifico gli investigatori acclaravano poi che il debito era riconducibile all’attività lavorativa dell’agricoltore, che effettuava assunzioni fittizie di stranieri per le esigenze della sua azienda agricola e di ovinicoltura al fine di ottenere la cassa agricola e le somme previste dai decreti-flussi, ai quali chiedeva somme di denaro quale compenso per “l’irrituale” procedura osservata. Una di queste assunzioni false, richiesta dalla vittima per un parente e per cui aveva versato al mandante la somma di 3000€, non era andata a buon fine e la somma non è stata restituita. A causa del debito, la vittima di origine tunisina ha anche danneggiato la macchina dell’agricoltore per ritorsione, scatenando la reazione degli indagati.
Al termine delle formalità di rito, il destinatario della misura è stato riaccompagnato al suo domicilio e posto in regime di arresti domiciliari. Sono tutt’ora in corso le ricerche dell’altro responsabile, al momento irreperibile, per assicurarlo alla giustizia.
La pronta ed efficace azione info – investigativa intrapresa nell’immediatezza del reato, con la sinergica direzione del P.M. titolare del fascicolo processuale, culminata con l’esecuzione dell’ordinanza, conferma il professionale e intenso impegno dei Carabinieri nella repressione dei reati, attività istituzionale per la quale sono costantemente impegnati a garantire sicurezza e legalità sul territorio.