La Mostra è suddivisa in due sezioni espositive e sarà visitabile fino al 10 dicembre.
La prima sezione presenta il legame che unisce Sant’Ambrogio al mondo delle api, che inizia sin dalla sua prima infanzia, come racconta la tela “Sant’Ambrogio e il miracolo delle api” di Paolo Camillo Landriani detto ‘il Duchino’ (1610):
Ambrogio ha pochi mesi di vita, forse un anno soltanto. Dorme placido nella sua culla, quando uno sciame d’api gli copre il volto, entrando e uscendo dalla sua bocca come in un favo. La balia è spaventata e cerca di scacciare gli insetti, temendo possano far del male al bambino. Ma il padre la ferma: intuisce che non è un fatto normale e, con paterna trepidazione, attende l’evolversi del prodigio. Infatti, poco dopo le api si levano in volo a così grande altezza da sottrarsi allo sguardo umano. Il padre, colpito da l’evento, esclama: ‘se questo bambino vivrà, diventerà qualcosa di grande’.
Nella storia dei Santi la vita e l’opera del Vescovo di Milano è caratterizzata dalla sua capacità oratoria e dalla scrittura. I libri antichi evidenziano come la sua parola risulti dolce come il miele. Una dolcezza non zuccherosa … ma gustosa, corroborante che accarezza l’udito, nutre la mente e l’anima.
Nel medioevo, inoltre, si sottolineava come il nome stesso di Ambrogio derivasse dalla parola latina ‘ambrosia’ ovvero il cibo degli angeli. Iacopo da Varazze, scrittore domenicano del MCC secolo, nella sua ‘Legenda aurea’, evidenzia come Sant’Ambrogio fu «celeste favo di miele per la dolce esposizione della Scrittura, cibo angelico perché con gli angeli gioì della gloria».
Nel suo commento ai sei giorni della Creazione, Sant’Ambrogio esprime una particolare ammirazione per la ‘società perfetta delle api’, alla quale l’uomo dovrebbe ispirarsi.
All’interno delle Mostra sarà un video di Luca Frigerio giornalista, storico dell’arte sacra e autore del libro “Ambrogio il volto e l’anima” ad accompagnare il visitatore nell’approfondimento della figura del Santo patrono degli apicoltori.
La seconda parte della Mostra presenta l’apicoltura a favo naturale, detta anche a favo fisso, costruito in modo del tutto naturale dalle api.
Questa apicoltura naturale, con arnie top bar, Warrè o anche con bugni villici, permette un rapporto diverso con le api e soprattutto offre agli studiosi e all’apicoltore l’opportunità di conoscere in modo più profondo il comportamento naturale di questo insetto.
Ideali per una apicoltura familiare ma anche e soprattutto per studi scientifici e per la didattica, le arnie a favo naturale non devono essere viste come un mero ritorno ad un passato nostalgico ma piuttosto una opportunità per far progredire l’apicoltura anche attraverso una maggiore conoscenza scientifica. Il miele prodotto da favi naturali non viene centrifugato ma torchiato a mano.
A presentare l’apicoltura naturale al pubblico sarà Paolo Fontana, entomologo di fama internazionale, nel convegno in programma sabato 9 dicembre al teatro comunale alle ore 9.30 “Api e biodiversità: il valore delle scelte”
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