Lunedì 1° agosto a Villa Lauri il gruppo teatro dell’Ateneo proporrà uno spettacolo tra gli eventi collaterali del Macerata Opera Festival. Ingresso gratuito
MACERATA – Per il quarto anno consecutivo, il Laboratorio Teatrale dell’Università di Macerata, guidato dalla professoressa Maria Paola Scialdone e dai registi Antonio Mingarelli e David Quintili, è tra i protagonisti delle iniziative collaterali del Macerata Opera Festival. Lunedì 1° agosto alle 21 e, in replica, alle 22 nella splendida cornice della rinnovata Villa Lauri andrà in scena “Pagliacci. Memorie di un clown”.
L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con l’Associazione Arena Sferisterio e il patrocinio di Città di Macerata e Istituto Confucio.
Ogni anno studenti e studentesse di Unimc vengono coinvolti in un lavoro di studio, analisi e trasposizione teatrale dei personaggi e delle vicende di una delle opere nel cartellone della stagione lirica Le produzioni, del tutto inedite quindi, vengono poi allestite ogni volta in una sede diversa dell’Ateneo, dove lo spettatore può vivere un’esperienza immersiva e insolita nelle storie e nel clima dello spettacolo. E così ecco il Macbeth nella storica Giurisprudenza, il Don Giovanni nel cortile e nei corridoi di Filosofia in via Garibaldi, l’Aida a Palazzo Ugolini.
Quest’anno è la volta del capolavoro di Leoncavallo, che viene riletto tenendo conto dell’idea del direttore artistico del Macerata Opera Festival Paolo Pinamonti di accompagnate Pagliacci al film di Charlie Chaplin The Circus. “Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto, in una smorfia il singhiozzo e ‘l dolor!”. Così canta Canio nella quarta scena dell’opera. Dove finisce la vita e inizia la finzione? Come si possono mascherare i propri sentimenti dietro una faccia infarinata? Come può la rappresentazione simbolica della vita rivelarci i sentimenti profondi di un povero pagliaccio? Forse solo conoscendo cosa accade prima dello spettacolo.
“Il nostro ‘Pagliacci: memorie di un clown’ – spiegano gli ideatori dello spettacolo – è un omaggio al “dietro le quinte”, a quello che succede prima dell’apertura del sipario, dietro la faccia dipinta di un personaggio inventato. Vita e recitazione, maschera e realtà, come forme fluide di uno scenario senza tempo, quello del circo”.
Il circo come luogo dove tutto è trasformato e invertito: un cavallo si prende gioco del suo domatore, un elefante “sa” suonare o consumare un pasto a tavola, un uomo cammina su di un filo o volteggia in aria sfidando o negando le fondamentali regole della fisica. In questo mondo di possibilità infinite, anche un pagliaccio sogna di poter uscire dal suo codice di comportamenti incongrui, proiettando se stesso nelle caleidoscopiche forme dei personaggi che popolano il tendone: il mangiafuoco, l’acrobata, la donna barbuta, il domatore, l’uomo forzuto e così via. In ognuno trova un possibile sé, migliore, più attraente, capace di far innamorare.
Qualche decennio prima di Pirandello, Leoncavallo ci conduce dietro le apparenze, dietro le convenzioni, rivelandoci che si può essere molteplici, che la forma nasconde una vita diversa da quella che ci si mostra.