Dopo il saluto dell’assessore alle Politiche sociali, Emma Capogrossi, si sono succeduti numerosi interventi che hanno messo a fuoco le strategie e gli strumenti del Diversity management in Europa e in Italia, al centro della relazione di Alessandra Caldarozzi di Cittalia. Nella seconda parte si è svolta la tavola rotonda cui hanno partecipato rappresentanti di associazioni di tutela di diverse categorie: Arcigay, Associazione genitori di omosessuali, Movimento per l’identità transessuale, Federazione italiana superamento handicap e consigliera di parità.
Il Comune ha presentato gli esiti di un sondaggio svolto su un campione di dipendenti (243) che ha portato alla luce la percezione degli stessi verso i temi indicati, rivelando un grado più che soddisfacente di accettazione di differenze religiose, culturali, etniche, linguistiche e di età ma qualche disagio rispetto a problematiche legate alla disabilità e all’orientamento sessuale. In particolare è stato colto un certo disorientamento rispetto a cosa fare e a chi rivolgersi nel volere segnalare episodi di discriminazione.
Contestualmente è stata anche riferita l’esperienza del CUG (Comitato Unico di Garanzia) istituito due anni fa dall’Amministrazione e che unifica i compiti del Comitato Pari Opportunità e del comitato sul Mobbing; l’esperienza del Centro Servizi Immigrati che da quasi 18 anni è in prima linea nell’accoglienza degli stranieri e perciò nella promozione della cultura dell’inclusione. E infine l’esperienza degli ultimi anni che ha impegnato fortemente le unità operative sul piano dell’emergenza sociale, a sostegno delle nuove povertà, promuovendo un’ottica di apertura verso, appunto, la diversità.
I partecipanti, nell’apprendere delle politiche di Diversity Management già poste in essere da qualche Comune italiano – portato l’esempio di Bologna – che richiedono un processo circolare che vede coinvolti più aspetti quali l’ascolto, la formazione e la partecipazione, nonchè svariate figure dal vertice fino alla base, si sono dette molto interessate ad approfondire e sviluppare queste tematiche in vista dell’attuazione di analoghe politiche presso il proprio luogo di lavoro. Con il presupposto che vanno create condizioni affinché si possa vivere bene e “non nell’ombra” nel posto di lavoro, senza pregiudizi e nel rispetto reciproco.
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