In particolare, nelle pertinenze del casolare, all’interno di un capannone in uso ad una ditta operante nel settore del trasporto di merci su strada, è stata scoperta dai militari un’attività abusiva di autoriparazione in assenza delle prescritte autorizzazioni di legge, i militari procedevano pertanto al sequestro penale delle attrezzature e strumentazioni adoperate illecitamente.
Contestualmente veniva accertata una gestione illecita dei rifiuti speciali, sia pericolosi che non pericolosi, tipo filtri usati, tubi in metallo e plastica, batterie fuori uso, radiatori, ganasce e freni usati, pompe idrauliche, blocchi motori, ingranaggi e rottami ferrosi, che prodotti nell’ambito dell’attività abusiva, non venivano conferiti a soggetti autorizzati, per il successivo smaltimento e/o recupero, secondo le previsioni di legge.
Nello stesso tempo, tenuto conto di quanto rinvenuto sia all’interno che nelle parti esterne dell’officina, dove erano presenti diversi veicoli dismessi ed in parte privi di componenti essenziali, è stata contestata anche una gestione, non autorizzata, di veicoli fuori uso e dei rifiuti costituiti dai relativi componenti e materiali, messa in atto in assenza delle dovute autorizzazioni e/o comunicazioni.
Nell’ambito di un successivo sopralluogo congiunto con la Squadra di Polizia Giudiziaria della Sezione della Polizia Stradale di Macerata presso il medesimo luogo, veniva poi scoperta, all’interno di un altro deposito limitrofo, un’attività abusiva di commercio di pneumatici usati, destinati all’esportazione verso i paesi del continente Africano, anch’essa in assenza delle dovute autorizzazioni e comunicazioni alle Autorità competenti; relativamente a tali violazioni sono stati adottati provvedimenti da parte dell’Ufficio di P.S..
Infine, i militari rinvenivano nelle pertinenze esterne del fabbricato rurale un semirimorchio centinato, all’interno del quale era stoccata una notevole quantità di rifiuti speciali, in particolare carta/cartone, plastica, legno, pneumatici fuori uso e due onduline in “simil fibrocemento”. Relativamente al semirimorchio è emerso che esso era tato acquisito in un’asta fallimentare e poi spostato, da una località sita in provincia di Ancona, nel piazzale del casale, senza che il responsabile si preoccupasse minimamente della presenza a bordo dei rifiuti, provenienti probabilmente dalla medesima procedura fallimentare, che andavano invece smaltiti, secondo le disposizioni vigenti e non spostati come normali materiali.
Complessivamente, sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria tre soggetti, che a conclusione dell’iter processuale, rischiano pesanti sanzioni penali, oltre all’obbligo di provvedere alla bonifica e ripristino dello stato di luoghi.
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