JESI – «Dobbiamo riprogrammare ancora volta, sia il lavoro tecnico sul campo sia l’attività organizzativa del club. Ma non molliamo: finché ci sarà permesso di tenere aperta la struttura faremo di tutto per andare avanti e continuare a fare allenare i ragazzi, nel rispetto delle norme e delle misure di sicurezza». Così Francesco Possedoni, responsabile sviluppo club del Rugby Jesi ’70, dopo le ultime evoluzioni della situazione Covid in Italia e dei conseguenti provvedimenti governativi.
«Il confronto con la Federazione, anche per una adeguata interpretazione delle norme, è costante– spiega Possedoni– ad oggi nella nostra zona ci è consentito proseguire gli allenamenti, in forma individuale e mantenendo i distanziamenti. Quindi attività atletica e motoria. Almeno questo, evitare di doversi fermare del tutto, è importante. E siamo felici della risposta che stiamo ricevendo dalle famiglie degli atleti del minirugby e delle giovanili, che continuano a venire al campo nonostante i disagi. Segno che ci viene data fiducia e che il bambino, qui nell’impianto dove fa attività seguito in maniera adeguata, è al sicuro».
L’inizio dei campionati, in particolare di quello di Serie B, era già stato rinviato dalla Federazione. «Solo la massima serie nazionale del Top 10 è previsto parta regolarmente il 7 novembre. Tutto il resto, la A e la nostra B, è stato posticipato al 24 gennaio 2021. Quella, ad ora e salvo ulteriori cambiamenti, la data per la quale c’è da prepararsi. L’ipotesi che si sta facendo avanti, anche se non c’è ancora una decisione certa – dice Possedoni- è di un campionato in cui si giochi il solo girone di andata, senza retrocessioni ma mantenendo la promozione in A».
Si prova comunque a guardare avanti, dentro e fuori dal rettangolo di gioco. «Certo che per una realtà come la nostra, che era arrivata al punto di sapere e poter programmare negli anni, dovere adesso fare i conti con cambiamenti quasi giornalieri non è semplice. Ma facciamo tutto ciò che è possibile. Per gli atleti, dato l’obbligo di svolgere allenamenti individuali e la rinuncia, pesante in uno sport come il nostro, al contatto, prevediamo un lavoro specialistico a seconda dei ruoli e sulla tecnica individuale. Vogliamo poter tradurre tutto questo in una opportunità, dato che sono aspetti sui quali, abitualmente, c’è minor possibilità di concentrarsi. E intanto stiamo introducendo una progettualità che da un lato riguarda la formazione interna dei tecnici, dall’altro il reclutamento e la formazione di figure importanti per una società e per un movimento come arbitri, allenatori, dirigenti».
Infine, spiega Possedoni: «Vogliamo anche provare a rendere strutturale un supporto allo studio dei nostri atleti che in qualche modo ha sempre fatto parte del modo di essere del club. Giocatori laureati e lo stesso tecnico della prima squadra, professore, possono fornire ripetizioni e dare una mano importante».
Una immagine d’archivio dell’ultima amichevole disputata dal Rugby Jesi a Perugia ad inizio ottobre scorso
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