Enzo Decaro in Non è vero ma ci credo di Peppino De Filippo
con (in o.a.) Francesca Ciardiello, Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone
scene Luigi Ferrigno
costumi Chicca Ruocco
disegno luci Pietro Sperduti
regia Leo Muscato
Ho mosso i primi passi nel mondo del teatro quando avevo poco più di vent’anni. Mi presentai a un provino con Luigi De Filippo e lui mi prese a bottega nella sua compagnia.
Rimasi con lui per due stagioni. Ci siamo rivisti ventidue anni dopo, pochi mesi prima che morisse.
Ereditando la direzione artistica della sua compagnia, ho deciso di inaugurare questo nuovo corso partendo proprio dal primo spettacolo che ho fatto con lui, “Non è vero ma ci credo”.
È una tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri che sono in qualche modo versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte. Il protagonista di questa storia assomiglia tanto ad alcuni personaggi di Molière che Luigi De Filippo amava molto: l’avaro, avarissimo imprenditore Gervasio Savastano che vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura.
La sua vita è diventata un vero e proprio inferno perché vede segni funesti ovunque.
Chi gli sta accanto non sa più come approcciarlo.
A un certo punto le sue fisime oltrepassano la soglia del ridicolo: licenzia il suo dipendente Malvurio solo perché è convinto che porti sfortuna. Quando d’un tratto, sulla soglia del suo ufficio appare Sammaria, un giovane in cerca di lavoro.
Sembra intelligente, gioviale e preparato, ma il commendator Savastano è attratto da un’altra qualità: la sua gobba. Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni ‘30. Luigi aveva posticipato l’ambientazione una ventina d’anni più avanti.
Noi seguiremo questo sua intuizione avvicinando ancora di più l’azione ai giorni nostri, in una Napoli un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona.
Leo Muscato
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