Questa è la vita rimane nella sua sostanza la commedia scritta da Amedeo Gubinelli nel 1986 con il titolo “Ma che se campa affà?” anche se è stata fatta una revisione del testo per renderlo più snello, per dare maggiore profondità psicologica ai personaggi, per rendere storicamente più credibile questa vicenda, nella quale sono espressi quei valori della famiglia, dell’onestà, della fedeltà, della dedizione al lavoro e dell’amore per la vita presenti in tutto il suo teatro. Per fornire, inoltre, una lettura più intimistica e surreale della vicenda è stata introdotta la figura di un cantastorie che presenta, commenta e conclude quanto accade sulla scena.
La storia è collocata nei primi anni del Novecento in una cittadina di provincia che conosce gli effetti di un’incipiente urbanizzazione e industrializzazione. Ci troviamo in una piccola piazza, dove per gran parte del tempo si passano le giornate e ci si occupa degli altri, seguendo le regole del “buon vicinato”. Sulla piazzetta s’affacciano un’osteria, l’abitazione di una giovane donna un po’ chiacchierata, la casa-bottega di un ciabattino più preoccupato di conoscere i fatti altrui che del proprio lavoro, mentre sul lato opposto abitano un’anziana coppia di coniugi, Sor Ansermo e Ursula, il loro figlio Peppetto con la nuora Marietta e la figlia Claretta. L’oste Antò è l’innamorato non corrisposto di Marietta ed è sorvegliato a vista dalla gelosissima moglie; Peppetto è sospettato di essere l’amante della bella ragazza che abita di fronte, mentre in realtà nasconde un vizio che lo sta portando alla rovina, mentre l’intera famiglia è presto investita dal piccolo dramma che sta vivendo la giovanissima Claretta. Su tutti incombe la figura del ciabattino che, con la sua curiosità e i suoi commenti, farà del tutto per mettere zizzania fra le parti, ma quando la storia sembra volgere in tragedia ecco ritornare il sereno nella piazzetta e nella vita dei suoi abitanti.
Senza rinunciare alla “terapia del sorriso”, Gubinelli in questa sua ultima opera propone un’analisi sociale e una riflessione morale, esprimendo giudizi severi nei confronti di chi sbaglia, ma nello stesso tempo manifestando una paterna comprensione e un’istintiva pietà verso le umane debolezze in una continua alternanza tra un’intensa malinconia e un sicuro divertimento.
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