SAN SEVERINO MARCHE – Un altro evento culturale si aggiunge a quella che si preannuncia già come una ricca estate settempedana. Dal 5 giugno al 12 settembre prossimi, a Palazzo della Ragione Sommaria e nell’adiacente chiesa della Misericordia nella stupenda cornice di piazza Del Popolo, viene presentata la mostra “Come funamboli sul filo sospesi”.
Protagonisti dell’esposizione saranno due artisti settempedani, che si confronteranno in un dialogo tra i loro modi differenti di vivere l’arte, nelle opere da loro realizzate negli ultimi tre anni.
Entrambi hanno accumulato più di trent’anni di esperienza nella produzione visiva, lungo percorsi paralleli che li hanno portati a seguire differenti vie d’espressione. La ricerca di Paolo Gobbi lo ha condotto ad un’arte razionalmente determinata, caratterizzata da una prolifica ricerca grafico/pittorica fortemente orientata verso una riflessione semantica ed estetica; Adriano Crocenzi ha sviluppato una forma artistica eclettica ed irrequieta, più in linea con il suo carattere, ed ha sperimentato vari ambiti: pittura, scultura, ceramica e produzione orafa.
In questa “mostra-confronto” tra i due protagonisti, che non esponevano insieme da molto tempo nella nostra città, possiamo vedere percorsi fenomenici dagli sviluppi differenti, ma sempre in contatto tra di loro: fisicità e leggerezza, materialità ed astrazione. Le sculture aggrovigliate e polimateriche di Crocenzi approdano al «segno del primitivismo astratto e dell’informale, con il definitivo rifiuto di ogni tradizione figurativa. L’artista elabora un proprio linguaggio visuale che gli consente di tradurre le idee in forme dal pregnante valore simbolico, capaci di risalire alle radici della nostra civiltà planetaria per proiettarsi verso il futuro. È il ritorno alla materia, dal ferro alla pietra, per creare opere da cui sprigiona una energia vitale a volte ingentilita dall’argento, dalla pietra dura, dalla pasta di vetro policromatica» (Alberto Pellegrino).
Di altra natura è l’opera di Gobbi. I suoi dipinti su tela, mailor o legno, le carte e le vecchie cartelle d’archivio rielaborate, esposte come “reperti” di un passato recente, creano qualcosa di veramente straordinario che spinge emotivamente lo spettatore in un continuo orizzonte di attese. Nel corso del tempo il suo lavoro ha proceduto per sottrazione ed alleggerimento ma tale percorso della decurtazione si è trasformato in un grande archivio di esperienze nel tempo, personale e collettivo, individuale e non, dove il finale è restato lo stesso: stupire chi osserva un’opera in crescendo.
La mostra, promossa e realizzata dal Comune di San Severino Marche – assessorato alla Cultura -, è sostenuta dal ministero della Cultura e dal Consiglio Regionale delle Marche con i patrocini della Provincia di Macerata, dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, dell’Università degli Studi di Macerata, dell’Università degli Studi di Camerino, dell’Unione Montana Potenza Esino Musone, delle Arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche, della Fondazione Salimbeni per le Arti Figurative e della Fondazione Claudi.
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