SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Gianni Melilla (foto), deputato di Sinistra Ecologia e Libertà, ha presentato un’interrogazione al Ministro delle Politiche Agricole sulle restrizioni delle aree di pesca per la marineria. In questi giorni, infatti, gli armatori di San Benedetto del Tronto e dell’Abruzzo hanno lanciato un appello pubblico sulle difficoltà che incontrano a lavorare a causa dei disagi legati all’eccessiva restrizione dell’area di pesca. In un comunicato annunciano numerose mobilitazioni, anche clamorose, e sottolineano come siano costretti a muoversi in uno spazio di circa 510 miglia quadrate di mare, con una limitazione di circa il 70-80% rispetto a quella che sarebbe l’area potenzialmente accessibile.
Soprattutto sembra esserci poca chiarezza sulla zona interdetta, quanto meno da parte dei croati, e comunque la pesca con i palangari avviene lo stesso, nonostante le limitazioni. Le restrizioni sono legate a due ordini di fattori. Da una parte bisogna stare lontani (a partire dal 26 luglio scorso, per un anno) dalle aree interdette alla pesca ai fini della tutela delle specie ittiche, così come disposto dall’Unione europea. Dall’altra parte, poi, si deve tenere conto della rete di ricerca per le trivellazioni, come stabilito nell’ambito di un accordo tra il governo italiano e quello croato. Per quanto riguarda le trivellazioni per la ricerca di idrocarburi, si ricorre a delle bombe d’aria in acqua e in questo modo si allontana il pesce.
Dovendo concentrare la pesca in un’area limitata, il problema si aggrava maggiormente per i pescatori. Abbondano i merluzzi di piccola taglia, con la caduta del loro prezzo di mercato mentre per altre specie vi sono carenze come per gli scampi, le pescatrici, i polipi, i totani. Anche i commercianti e i ristoratori sono penalizzati dalla scarsità del l’assortimento del pescato. Gli armatori si dicono disponibili ad andare in mare tre giorni a settimana anziché quattro, ma vanno ridotte le aree interdette alla pesca e si devono ridefinire le aree per le trivellazioni; nel contempo chiedono però di potersi confrontare con le istituzioni locali e nazionali per trovare una soluzione.
Melilla chiede dunque al ministro se non intenda convocare un tavolo nazionale con istituzioni e parti sociali per trovare una soluzione condivisa che non penalizzi armatori, pescatori commercianti e ristoratori.