L’alluvione in Toscana e precedentemente in Emilia Romagna dimostrano che la crisi climatica rende urgente l’elaborazione di una visione del territorio nazionale che parta dalla consapevolezza degli impatti sempre più evidenti e dei rischi sempre più gravi conseguenti alle crisi climatica e demografica. Proprio i territori montani che subiscono le maggiori conseguenze della crisi climatica sono anche quelli che subiscono gli effetti dello spopolamento. Questi temi sono al centro del Festival della Soft Economy “La sfida territoriale. Geografie e strategie contro la crisi climatica e demografica”.
Il primo giorno, giovedì 16 novembre il Festival si apre con la prima sessione “Ritornare al territorio. Priorità e responsabilità”; la seconda sessione sarà dedicata alle “Green Communities: una strategia per la Transizione”; venerdì 17 novembre nella terza sessione, “Il richiamo della foresta” si affronta la Strategia Forestale Nazionale e il Cluster Italia Foresta Legno e nella quarta sessione si discuterà della sostenibilità e territorialità dell’agricoltura, due ambiti di sviluppo necessari per assicurare un presidio strategico per il futuro del Paese, mentre nella quinta sessione si parlerà di “Generare comunità. Il progetto Viridee – Visioni, Resilienza, Idee”. Sabato 18 novembre il Festival si conclude con la sesta sessione “Appennino Lab – Ricostruzione e rigenerazione dell’Appennino e prospettive euromediterranee per il rilancio dell’Italia centrale” una riflessione sul ruolo dell’Appennino centrale come laboratorio di soluzioni per affrontare le crisi climatica e demografica.
I NUMERI DEL FESTIVAL DELLA SOFT ECONOMY:
17 PARTNER E PATROCINI, 6 SESSIONI, 22 APPUNTAMENTI, 100 RELATORI, 20 ORE DI CONFRONTO E DIBATTITO IN PRESENZA E IN DIRETTA STREAMING
“Questo anno il Festival della Soft Economy è dedicato alla sfida territoriale – dichiara Fabio Renzi, segretario generale di Fondazione Symbola – e alle geografie e strategie contro la crisi climatica e demografica. È urgente elaborare una visione del territorio nazionale che parta dalla consapevolezza degli impatti sempre più evidenti e dei rischi sempre più gravi conseguenti alle crisi climatica e demografica. Deve maturare la consapevolezza della “centralità geografica” della montagna – già richiamata nel “Manifesto di Camaldoli” – e conseguentemente della sua “centralità politica”, dando così vita ad un grande e ambizioso programma centrato sull’economia circolare in grado di realizzare quelle azioni di adattamento/mitigazione necessarie a contrastare la crisi climatica, puntando in particolare sulle produzioni legate alle filiere della bioeconomia fondamentali nell’assicurare e fornire servizi ecosistemici e ambientali. Una montagna contemporanea capace di vincere le sfide delle crisi climatica e demografica è un obiettivo che richiede la mobilitazione delle migliori energie del Paese; istituzioni politiche, culturali e scientifiche, amministrazioni e comunità locali, imprese, associazioni, cittadini”.
“Siamo particolarmente orgogliosi – dichiara il sindaco di Treia Franco Capponi – che per l’undicesimo anno il Festival della Soft Economy si svolge a Treia. Per noi, per Treia, è un onore ospitare una tra le più prestigiose ed importanti iniziative di riflessione e di confronto sul territorio. Tra i temi che saranno al centro degli appuntamenti del Festival della Soft Economy – sottolinea il Sindaco di Treia – ci sono tutti quelli che rappresentano le sfide che il nostro territorio deve affrontare per dar vita ad un vero e proprio progetto di ricostruzione e rigenerazione dell’Appennino al quale sarà dedicata la giornata di chiusura di sabato”.
“È importante che al centro del dibattito del Festival c’è il tema della montagna. Se consideriamo che le montagne sono uno dei principali hotspot climatici – dichiara Marco Bussone, presidente nazionale Uncem – e che interessano il 66% della superficie nazionale si comprende meglio a quali rischi è esposto il nostro Paese. Rischi aggravati dal fatto che non solo le montagne ma anche l’intero bacino del Mediterraneo è considerato un hotspot climatico a causa dell’innalzamento delle temperature del mare che alimenta l’energia e la portata dei fenomeni atmosferici. Deve quindi maturare la consapevolezza della centralità geografica della montagna e conseguentemente della sua centralità politica; per dare vita ad un grande e ambizioso programma centrato sull’economia circolare in grado di realizzare quelle azioni di adattamento/mitigazione necessarie a contrastare la crisi climatica, puntando in particolare sulle produzioni legate alle filiere della bioeconomia fondamentali nell’assicurare e fornire servizi ecosistemici e ambientali. Per questo è necessario avviare un progetto di neo-popolamento per sostenere e promuovere la presenza di comunità e istituzioni locali in grado di assicurare le funzioni di vigilanza, monitoraggio, cura e manutenzione territoriale”.
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