Il vice sindaco sottolinea che la prossima Amministrazione dovrà impegnarsi a seguire le procedure necessarie per intitolare a questa storica figura treiese lo spazio che merita
TREIA – «Certamente l’impegno che ha messo Don Giuseppe Palmucci per aiutare tante famiglie Treiesi, tante donne sole o con famiglie in difficoltà, creando tanti posti e opportunità adatte per un lavoro allora prevalentemente femminile e avviando la strada anche a una nuova generazione di piccoli imprenditori nei settori allora emergenti della maglieria, dei “fasonisti” dei grandi Marchi della moda, nel mondo calzaturiero o pellettiere e tanto altro ancora, merita un ricordo e un riconoscimento da tutti noi treiesi e che gli sia dedicata una memoria da parte dell’Amministrazione comunale.
L’intitolazione di una via, una piazza o un luogo della città penso che tutti siano concordi che debba avvenire il prima possibile e credo in concomitanza con la ricorrenza dei dieci anni dalla morte che sarà il prossimo 7 giugno. La prossima Amministrazione dovrà impegnarsi a seguire le procedure necessarie per intitolare a questa storica figura treiese lo spazio che merita».
Così l’assessore e vice sindaco di Treia David Buschittari sposa in pieno l’idea lanciata dal nipote di don Giuseppe Palmucci, nel giorno in cui Treia celebra i 100 anni dalla nascita del sacerdote, avvenuta il 16 aprile 1924.
Personaggio molto amato in città, aveva dedicato la sua vita pastorale al servizio del prossimo, fornendo, tra i tanti esempi della sua opera, un aiuto concreto ai giovani e promuovendo, tra i primi, l’occupazione femminile.
Don Giuseppe Palmucci fu ordinato sacerdote dal cardinale Ferdinando Longinotti il 29 giugno 1949, mentre celebrò la prima messa solenne nella cattedrale di Treia il 3 luglio dello stesso anno.
Seminarista a San Severino, è stato un assoluto protagonista della vita treiese: dall’organizzazione dell’oratorio alla vicinanza alle missioni, dalla fondazione del laboratorio maglieria Maria Immacolata (1954-1969), dove trovarono lavoro oltre un centinaio di giovani donne, impiegate sia nella produzione interna che in quella a domicilio.
Negli anni seguenti, don Giuseppe è stato inoltre presidente dell’asilo Savoia, trasferitosi anche nella cornice di Villa Spada, dando spazi e formazione adeguate ai giovani dell’epoca; così come, sempre nel servizio offerto verso le nuove generazioni.