CAMERINO (MC) – Com’era Selinunte 2700 anni fa, all’epoca della sua fondazione? Come era il suo territorio? La risposta è arrivata dal sottosuolo grazie agli studi effettuati dai Geologi dell’Università di Camerino ed i risultati saranno presentati nel grande evento in programma proprio a Selinunte i prossimi 16 e 17 gennaio.
Alla presenza del critico d’arte Vittorio Sgarbi, attuale assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia, e del Rettore Unicam Claudio Pettinari, il team di ricercatori, guidato dal prof. Gilberto Pambianchi, Ordinario di Geomorfologia e Geografia Fisica dell’Università di Camerino e Presidente Nazionale dei Geomorfologi Italiani, illustrerà gli esiti delle attività di ricerca effettuate sul campo anche con tecnologie innovative.
“Da un anno – ha dichiarato il prof. Pambianchi, coordinatore del gruppo di ricerca – stiamo lavorando ad un progetto di ricerca molto importante e riguardante il sito archeologico di Selinunte, in Sicilia. Siamo riusciti a delineare, attraverso indagini di campagna e con la termo-camera, gli ambienti naturali dei primi insediamenti, dunque una realtà non ancora venuta alla luce, ma che è sotto. Tali immagini le mostreremo alla stampa di tutto il mondo il 16 gennaio alle ore 10 con un briefing stampa che faremo proprio nel sito archeologico di Selinunte ed esattamente sull’area individuata ed il 17 gennaio con una convention ufficiale presso Baglio Florio nel Parco Archeologico di Selinunte. Siamo riusciti anche ad individuare sul paesaggio alcune tracce, molto probabilmente correlate a terremoti, frane, alluvioni del passato che ora dovremmo inquadrare nel tempo. Questi indizi ci consentiranno di registrare una memoria storica estremamente importante per le politiche di prevenzione e di tutela dei siti archeologici non solo in Sicilia, ma anche in tutta Italia”.
“A breve – ha proseguito il prof. Pambianchi – eseguiremo una serie di mirati e programmati sondaggi geognostici, strategicamente ubicati nell’area del Parco e fondamentali alla taratura geoarcheologica, stratigrafica, cronologica e paleo ambientale del sito. Effettueremo dunque sul territorio dei sondaggi meccanici con una larghezza del foro di circa 10 cm ed una profondità variabile dai 5 ai 30 metri. Le carote estratte saranno identificate ed archiviate su apposite cassette catalogatrici depositate presso i laboratori del Parco di Selinunte e quindi messe a disposizione dei ricercatori archeologi, botanici, geologi, storici, climatologi ed esperti di storia dell’alimentazione. Grazie allo studio dei materiali delle carote si potrà infatti risalire alle condizioni climatiche passate, allo stato della vegetazione e, con un po’ di fortuna, anche alla alimentazione degli abitanti di Selinunte”.
“Sono davvero molto soddisfatto per il lavoro effettuato dal team di ricercatori Unicam – ha sottolineato con estrema soddisfazione il Rettore Unicam prof. Claudio Pettinari – e mi congratulo con tutti loro. Ancora una volta le attività di ricerca dell’Università di Camerino hanno dimostrato la loro eccellenza e sono di beneficio per la riscoperta, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, storico e artistico del nostro Paese”.
“Il lavoro avviato con i tecnici dell’UNICAM, frutto di un anno di letture e sopralluoghi, promette bene: procedere alla conoscenza degli strati più profondi del terreno su cui i greci decisero di insediarsi, ci permetterà di trovare le soluzioni migliori per perpetuare nel futuro prossimo ed anche oltre il patrimonio straordinario di Selinunte”, ha affermato Enrico Caruso Direttore del Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa/Soprintendente ad interim dei Beni Culturali ed ambientali di Trapani.
“Di Selinunte conosciamo le meraviglie dell’Architettura religiosa, dell’Urbanistica di tipo greco e delle sue principali componenti, quali le possenti fortificazioni. Molte parti di quelle che furono le magnificenze dell’antichità sono oggi allo stato ruderale – ha proseguito Caruso – perché gli edifici più grandiosi sono collassati a causa di violenti terremoti avvenuti in più tempi nei secoli scorsi. Non sappiamo però se le cause di queste distruzioni siano dovute a imperizia costruttiva o se dovute, invece, solo alle cause naturali che ne hanno decretato il crollo: conosciamo bene questi edifici dal punto di vista “estetico” e meno dal punto di vista statico, sia per ciò che attiene all’elevato che per il terreno su cui sorgono. Conoscere le ragioni dei crolli che hanno decretato la fine dei templi e delle case è molto importante anche per capire cosa si può fare oggi per salvaguardare le strutture giunte fino a noi, anche, e soprattutto, quelle crollate. Per questa ragione è molto importante e significativo conoscere il sedìme urbano, lo strato naturale su cui sono stati erette queste imponenti architetture per scongiurare in futuro il perpetuarsi di altre cause che possono nuocere alla conservazione ed alla valorizzazione di Selinunte”.
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